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L'inchiappettata dei dividendi azionari in Italia

Le azioni che distribuiscono dividendi sono un'opzione popolare per gli investitori italiani che cercano una fonte di reddito passivo, ma in realtà queste forme di investimento da cassettista nascondono una bella inchiappettata.
Alla gente piace pensare di investire i propri soldi e ricevere periodicamente la "paghetta". Tuttavia ci sono alcuni aspetti fiscali che devono essere presi in considerazione, come la tassazione alla fonte dei dividendi al 26% e la decurtazione del dividendo sul valore dell'azione.

Cos'è un dividendo?

Un dividendo è una parte degli utili di un'azienda che viene distribuita agli azionisti. Questi pagamenti possono essere una fonte di reddito, soprattutto in periodi di volatilità del mercato. Tuttavia, è importante comprendere come funziona la tassazione sui dividendi e l'impatto sul valore delle azioni nel momento in cui viene staccato il dividendo.

Tassazione al 26%

In Italia, i dividendi percepiti da investitori privati sono soggetti a una tassazione alla fonte del 26%. Questo significa che, su ogni dividendo che ricevi, il 26% viene trattenuto come imposta e versata allo Stato. Ad esempio, se ricevi un dividendo di 100 euro, solo 74 euro saranno effettivamente disponibili, mentre 26 euro andranno allo Stato.

Questa imposizione fiscale riduce significativamente il rendimento netto, specialmente se si investe in azioni con alti dividendi. Inoltre, la ritenuta alla fonte non consente di recuperare minusvalenze pregresse. Anche con una montagna di minusvalenze i dividendi vengono tassati... un bel controsenso.

Decurtazione del valore dell'azione allo stacco del dividendo

Come se non bastasse, oltre alla tassazione, un altro aspetto spesso trascurato è la riduzione del valore dell'azione allo stacco del dividendo. Bella inchiappettata no? Con una mano ti danno il dividendo e te lo tassano, con l'altra ti tolgono il valore lordo dall'azione! Quando un'azienda distribuisce un dividendo, il valore dell'azione viene decurtato di un importo corrispondente al lordo del dividendo stesso. Questo avviene perché il denaro distribuito agli azionisti viene prelevato dal bilancio della società, riducendone il capitale disponibile.

Per esempio, se un'azione viene scambiata a 50 euro e l'azienda distribuisce un dividendo di 2 euro per azione, dopo il pagamento del dividendo il prezzo dell'azione teorico sarà di 48 euro. In altre parole, il valore che hai guadagnato con il dividendo viene "compensato" da una riduzione del prezzo dell'azione.

Il problema è che tu, dei 2 euro ne ricevi netti solo 1,48€.... (2€ meno 26% di tasse). Quindi paradossalmente, hai generato una perdita netta senza toccare nulla. 

Conviene investire in azioni high yeld?

La convenienza di investire in azioni con dividendo dipende da diversi fattori, tra cui la tua strategia di investimento e la tua situazione fiscale personale. Se il tuo obiettivo è generare un reddito passivo e non hai minusvalenze pregresse, i dividendi possono essere una buona scelta, ma è fondamentale considerare l'impatto della tassazione e della riduzione del prezzo delle azioni.

Per molti investitori, il reinvestimento dei dividendi attraverso piani di reinvestimento automatico (DRIP) può essere una soluzione per compensare la decurtazione del valore dell'azione, ma non elimina il problema della tassazione.

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1 Commenti

  1. Giusto, articolo da stampare e incorniciare per chi vuole investire seriamente

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