Particolarmente amati dagli italiani, che soprattutto negli ultimi tempi hanno iniziato a guardare più al risparmio che agli investimenti, i conti deposito sono uno strumento molto utile per gestire la liquidità in un periodo breve, ma presentano una serie di vincoli e rischi che li rendono meno appetibili rispetto ad altre strategie di health management.



Vantaggi e svantaggi dei conti deposito

Non prevedendo movimenti diretti (prelievi o versamenti), i conti deposito presuppongono l’esistenza di un conto corrente tradizionale, non necessariamente nella stessa banca, in modo tale da poter agire sui primi mediante, ad esempio, un bonifico. Il vantaggio di avere un conto deposito consiste principalmente nei tassi di interesse, generalmente più alti di un conto corrente. Inoltre, i conti deposito sono garantiti dal FIDT, Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, fino ad un limite di 100.000 euro, cosa che li rende stabili al pari dei buoni fruttiferi postali (la cui garanzia è invece data dalla Cassa Depositi e Prestiti). D’altro canto, tuttavia, oltre i 100.000€ la garanzia svanisce, ed il risparmiatore rischia di rimanere scoperto. Inoltre, i conti deposito sono soggetti al capriccio della legge, che può in ogni momento mutare le regole del gioco. Alla scadenza del vincolo temporale, è necessario reperire un altro conto deposito che soddisfi le proprie esigenze, un’impresa non sempre agevole. Senza dimenticare, infine, che il rendimento è dato dalla solidità della banca, e non è sempre una buona idea, specie se non si è optato per una strategia diversificata, guardare più al guadagno che alla sicurezza.


Numeri alla mano, i tassi dei conti deposito

Andiamo a vedere qualche cifra relativa ai tassi dei conti deposito, basandoci sui dati forniti da ilSole24ore. Con un deposito di 20.000€ vincolato ad un anno, i tassi (lordi) più alti non superano l’1,50%, con punte in basso al di sotto dell’1% (0,30-0.40%). Con Banca Privata Leasing, ad esempio, il guadagno netto supera i 180€, guadagno che scende a 130€ con IBL; poco generosa Che Banca, che offre un tasso effettivo dello 0,10% e un guadagno di pochi spiccioli (19€ circa). I tassi rimangono i medesimi con depositi di 50.000, con tassi effettivi sempre sotto all’1%. Creval, che a differenza di molte altre banche propone la possibilità di svincolo, garantisce un guadagno netto di 362€ circa. Nemmeno le banche più redditizie garantiscono un guadagno di 1000€ pure con un deposito di 100.000€. I tassi rimangono al di sotto del 2% anche con vincoli di 24 mesi. A 48 mesi, Vivi Banca garantisce un tasso lordo del 2,50%, che diventa 1,61% al netto delle spese.


Le alternative ai conti deposito, PAC e ETF – Come si evince dalle poche cifre messe in rilievo, gli investimenti non garantiscono un ritorno particolarmente faraonico. Ecco quindi che all’orizzonte appaiono opzioni alternative, più sicure e sovente a guadagni maggiori. È il caso, ad esempio, dei PAC, Piani di Accumulo Capitale, che con un versamento iniziale significativo e una cifra mensile minima, si propongono quale strategia a lungo tempo altamente qualificante. Altra strada molto battuta in questi anni è rappresentata dagli ETF, un fondo di investimento pensato per la borsa e agganciato al rendimento medio (gestione passiva), quindi al riparo dalle oscillazioni di mercato; una scelta alternativa allo stesso Fondo di Investimento Comune, più redditizio ma anche più rischioso in quanto a gestione attiva, ossia finalizzato a battere il rendimento di mercato.