L'art. 3 del Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66 fissa l’orario normale di lavoro in 40 ore settimanali. Attenzione, si tratta del normale orario di lavoro, ma non dell'orario massimo.
Calcolare l'orario massimo di ore di lavoro giornaliere non è semplice perché le normative lavorano su periodi più ampi. Se stai pensando quindi di denunciare il tuo datore di lavoro per sfruttamento, ti conviene leggere con calma come funziona la legge.

Il limite massimo giornaliero non esiste


Non viene stabilito un limite giornaliero di durata dell’orario di lavoro e, secondo la lettera circolare n. 5/27373/70 dell’11.09.03 del ministero del lavoro e delle politiche sociali, non può darsi neanche una definizione rigida della settimana lavorativa; infatti si può considerare "settimana lavorativa" ogni periodo di sette giorni, con la conseguenza che i datori di lavoro possono far decorrere la settimana di riferimento a partire da qualsiasi giorno.


L'orario massimo stabilito per legge


La durata media dell'orario di lavoro non può superare le 48 ore, per ogni periodo di sette giorni, comprese le ore di lavoro straordinario. Difficile quindi stabilire un limite orario giornaliero, perché le valutazioni vanno fatte su periodi più ampi.


La durata media dell'orario di lavoro deve essere calcolata con riferimento a un periodo non superiore a quattro mesi.



Deroghe al limite massimo di ore di lavoro


I contratti collettivi di lavoro possono in ogni caso elevare il suddetto limite fino a sei mesi ovvero fino a dodici mesi a fronte di ragioni obiettive, tecniche o inerenti all'organizzazione del lavoro, specificate negli stessi contratti collettivi.



Infine, possono essere introdotte deroghe particolari per determinate tipologie di attività, a seguito di accordo tra le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché a seguito di decreto ministeriale.