In tempi di incertezza economica, sono numerose le domande che ci si pone sul miglior modo per investire. Uno degli approcci più utilizzati dai gestori private è l’approccio top-down, che si concentra sui cicli economici e, fra diverse scelte, decide se investire in azioni cicliche o difensive. Ed anche se può sembrar facile, identificare quali azioni appartengono ad una categoria o all’altra può essere un’attività complessa.

Azione ciclica


Definiamo intanto i concetti di ciclicità e difensività. Una azione ciclica è un’azione altamente correlata all’attività economica. Quando l’attività economica è in recessione, i profitti di un’attività ciclica tendono a diminuire, insieme al prezzo delle sue azioni.

Di converso, quando si ha un periodo di espansione economica, il prezzo delle azioni tende a crescere al pari del profitto. Il miglior esempio viene dal settore auto motive: un individuo non comprerà un’auto nuova se il suo reddito va a diminuire, causando quindi un ribasso dei guadagni dei produttori. Al contrario, sarà più tentato a comprare un’auto nuova quando la situazione economica migliora. Lo stesso tipo di esempio ha valore nel settore IT: un’azienda sarà più riluttante ad investire in un rinnovamento del proprio materiale informatica se si trova nel bel mezzo di un periodo di stagnazione economica e di calo operativo, rimandando la spesa a periodi miglior, preferibilmente dopo il ritorno della situazione problematica.

Azione difensiva


Un’azione difensiva, invece, è un’azione i cui profitti crescono ed il cui prezzo ha una bassa correlazione con l’attività economica: non importa come stiano andando i mercati perché rendimenti, guadagni e flussi di cassa dell’azienda rimangono relativamente stabili, al pari del prezzo delle azioni. Tipico esempio di ciò è il settore delle aziende medicali, nel quale, quando diminuiscono i redditi di un individuo, le spese per la salute o la cura della persona non saranno ridotte.

La comprensione di questi concetti è cruciale per un investitore. In realtà, la differenza fra azioni cicliche e difensive è la correlazione delle stesse al ciclo economico: un investitore di successo, dunque, proverà ad identificare ed anticipare i punti di flessione dell’economia, per cambiare l’allocazione dei suoi asset azionari. Le azioni di aziende che operano nei settori difensivi tendono ad avere oscillazioni maggiori rispetto a quelle dei settori difensivi: che si tratti di guadagni o di perdite, un settore ciclico sarà ben più influenzabile rispetto ad un settore difensivo. Per questo, le azioni dei settori difensivi sono, in media, più costose. Ma vi sono delle realtà particolari da identificare, per comprendere le quali andremo a concentrare la nostra analisi su tre aspetti che regolano il prezzo e la performance dei settori ciclici e difensivi.

Il primo aspetto da considerare è il rischio coefficiente, beta, o rischio sistemica, una misura statistica della sensibilità delle azioni nei confronti del mercato: le il beta di un’azione è 1,5, ed il mercato ha una flessione del 10%, si presume che l’azione subisca una flessione del 15%. E siccome la performance delle azioni difensive è più resistente alla flessione dei mercati, il loro beta è più basso. Se consideriamo un’azione difensiva come quelle della Coca Cola, che ha un indice beta di 0,5, la loro diminuzione sarà solo del 5. In caso di crescita dei mercati, però, l’azione difensiva crescerà solo del 5%, contro un 15% delle azioni di un settore ciclico come quello auto motive.

Il secondo aspetto è la stabilità degli utili per azione, il profitto che un’azienda fa dalla propria attività dopo aver pagato tutte le sue spese, ed è strettamente connesso ai guadagni di un’azienda. In generale, maggiori sono gli incassi di un’azienda, maggiori saranno gli utili per azione. Come già visto prima, un’azienda di un settore difensivo manterrà i profitti (o, almeno, conterrà le perdite) in un periodo di flessione economica, mentre un’azienda di un settore ciclico vedrà buona parte dei propri profitti declinare: è proprio questa instabilità a spiegare la volatilità dei settori ciclici rispetto a quelli difensivi.

Si tratta, però, solo di un caso generale: a volte un’azienda di un settore ciclico può preservare i propri guadagni in uno scenario macroeconomico negativo, grazie – ad esempio – all’ottimizzazione dei propri costi.

L’ultimo aspetto da considerare è il rapporto prezzo-utili, uno degli indicatori più utilizzati dagli investitori. Il suo valore compara il prezzo delle azioni agli utili per azione: in altre parole, mostra quanti utili usa per pagare l’azione. Se, ad esempio, il rapporto prezzo-utili di un’azione è 12, significa che l’investitore sta pagando 12 volte gli utili per azione per comprare una singola azione. Questo indicatore, sinteticamente, è usato per determinare quanto è costosa un’azione. E come abbiamo visto, un’azienda in un settore difensivo è in grado di mantenere stabili guadagni, utili per azione e quindi prezzo per singola azione. Ed è questa abilità che consente, ad un’azione difensiva, di essere venduta ad un prezzo superiore alle azioni cicliche.

Sfruttare un’analisi top-down essendo in grado di distinguere i diversi cicli dell’economia ed anticipare i suoi cambiamenti è una delle maggiori preoccupazioni degli investitori di oggi, e comprendere il concetto ci ciclicità consente di trarre vantaggio dalle differenti fasi economiche. Gli investitori, però, non devono ignorare l’importanza di un’analisi bottom-up, uno degli aspetti chiave nella scelta di un’azione. Ma non è per l’appartenenza di un’azione al settore difensivo che i suoi rendimenti rimarranno stabili: un investitore intelligente tenderà a combinare entrambe gli approcci, facendo così la scelta d’investimento giusta.