Con gli ETF attivi la società di gestione cerca un rendimento aggiuntivo rispetto al mercato, e fa delle scelte attive in merito alle asset class o ai singoli titoli di investimento, come avviene nei fondi comuni di investimento. Gli ETF attivi, dunque, possono variare la propria composizione fra azioni, obbligazioni, commodities, divise e altro, senza limiti reali.
I nuovi ETF possono spaziare nell’intero universo delle strategie attive, passando dall’applicazione di modelli quantitativi, agli output di un team di investimento. A non cambiare, invece, è la trasparenza che deriva dalla quotazione in Borsa e la tendenza ad avere commissioni nettamente più basse dei fondi collocati in banca o dai promotori finanziari, in quanto non esiste la necessità sottostante di remunerare il venditore del prodotto. Ma rimangono le commissioni di negoziazione, ovvero il cosiddetto spread denaro-lettera, che non esiste nell’ambito dei fondi comuni.
Già esistenti negli States da anni, il primo ad essere quotato a Piazza Affari è stato l’UBS ETF Map Balance 7, che replica la strategia “Multi Asset Portfolio” che contraddistingue UBS. La strategia d’investimento opera su quattro differenti assett class, ovvero commodities, obbligazioni, liquidità ed azioni, determinando di mese in mese il peso grazie alla strategia di risk parity. Tale strategia tende a gestire con prudenza i rischi di portafoglio, in quanto sono le singole parti a comporre egualmente il rischio complessivo dell’ETF. E per dimostrare l’attenzione ai rischi, UBS si è prefissata l’obiettivo di una volatilità annua del 7%, anche grazie ad un indicatore di propensione al rischio. E con un TER annuo dello 0,75%, l’ETF offre una strategia d’investimento fondata su regole chiare ed una strategia absolute return, con un costo inferiore alla media. |
Da pochi giorni, invece, la sezione ETF attivi del sito di Borsa Italiana ha visto l’ingresso del Pimco Euro Short Maturity Ucits ETF, basato su obbligazioni e con una strategia d’investimento incentrata sulle obbligazioni investment grade in euro. Il prodotto ha un TER dello 0,35%, ma la commissione è un po’ più alta degli ETF tradizionali.
L’arrivo di questo nuovo tipo di ETF, per i risparmiatori, è un toccasana: solitamente, infatti, l’ago della bilancia tendeva sempre dalla parte di banche e promotori, con un misto di rassegnazione e di ignoranza sulle commissioni folli da versare che erano in grado di ridurre ai minimi termini tutte le performance positive che le gestioni potevano ottenere. Proprio per questo uno strumento in grado di avere commissioni abbordabili e facilmente acquistabile in Borsa è necessario, in quanto è in grado di consentire a tutti gli investitori di muoversi in maniera più agevole ed autonoma nel mondo degli investimenti in borsa, soprattutto grazie ai carichi commissionali ridotti.
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