Ieri sera su Report (rai 3) è andato in onda un'inquietante servizio a riguardo dei metodi brutali con i quali vengono spiumate le oche per la produzione dei piumini.
L’inchiesta condotta da Sabrina Giannini ed intitolata “Siamo tutti oche” ha portato all’attenzione del grande pubblico un tema che finora era stato quasi sempre confinato a video di animalisti visionabili sul web. La sua inchiesta è riuscita a spiegare al grande pubblico della prima serata che le oche vengono spiumate vive e lasciate con la pelle lacerata: muoiono di infezione o presto saranno pronte per la successiva spiumatura.

L'inchiesta ha inoltre spiegato che Moncler non dà lavoro in Italia, ma in Romania, in Armenia o addirittura in Transnistria, uno stato auto-proclamato facente parte del territorio della Moldavia.


Inoltre si è scoperto che Moncler non usa prodotti di qualità: i suoi piumini valgono un decimo di quel che costano.

 

Moncler, costano 1000€ ma ne valgono 45


QUANTO COSTA PRODURRE UN MONCLER? Sabrina Giannini ha intervistato i responsabili delle catene di produzione di piumini Moncler, che proprio da Moncler ricevono tutte le materie prime: piume, stoffe, bottoni, chiusure lampo, etichette e loghi da applicare al capo finito. E qui arriva il dato shock: i terzisti ricevono per ogni capo finito un compenso che si aggira tra i 30 e i 45 euro, mentre sul cartellino, in negozio, il prezzo sale fino a raggiungere e talvolta superare i 1.200 euro. Non è difficile capire che, in tutto questo, a guadagnare sia solo e soltanto il marchio.



L’effetto questa mattina è una valanga di tweet indignati e il titolo in rosso all’apertura di Borsa e tra i peggiori di Piazza Affari.

Allevamenti industriali da 5mila a 10mila oche appositamente allevate per la produzione di piume, ricavate tramite spiumatura in vivo: "una sofferenza atroce che viene ripetuta piu' volte sino a quando l'animale muore o non e' in grado di produrre piume di 'qualita''". 


La società si difende “Moncler utilizza solo piuma di alta qualità, acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal nostro Codice Etico”. Infine, prova a sfilarsi dalle accuse del servizio, perché “i nostri fornitori di piuma sono tutti basati in Italia, Francia e Nord America”. Sarà vero? Ma soprattutto: cosa dovrebbe spingerci a ritenerli più etici di quelli ungheresi?