I titoli di Stato italiani sono obbligazioni sovrane emesse per finanziare il debito pubblico, ossia per fornire allo Stato la liquidità necessaria a far fronte ai propri pagamenti. Gli investitori, acquistandoli, prestano del denaro allo Stato a fronte del pagamento di un tasso di interesse. Alla scadenza del prestito in situazioni di normalità viene restituito l’intero capitale iniziale. Nella sostanza, i titoli di stato, sono molto simili alle obbligazioni emesse dalle società di capitali, tuttavia poiché sono garantiti dallo Stato e non da imprese private vengono ritenuti dei titoli maggiormente sicuri. Esistono diverse tipoligie di titoli di stato che permettono investimenti a breve, medio e lungo termine. Ovviamente più è vicina la scadenza e minore è l’interesse corrisposto, ma minore è anche la percentuale di rischio per l’investitore. Il rischio legato agli investimenti in titoli sovrani è rappresentato dalla possibilità di fallimento dello stato, come è accaduto in Argentina e sta succedendo in Grecia.  Il rendimento può essere corrisposto mediante stacco di cedole (BTP) oppure calcolati come differenza tra il prezzo di acquisto e di rimborso (BOT CTZ).
Vediamo dunque nel dettaglio i titoli di stato italiani.


BOT, Buoni Ordinari del Tesoro

Hanno scadenza a 3, 6 o 12 mesi e vengono acquistati a un prezzo inferiore al loro valore nominale. Il rendimento è piuttosto basso per il moderato tasso di rischio. Al rendimento totale occorre detrarre anche le commissioni bancarie e l’aliquota fiscale.
Si tratta di un investimento molto semplice e alla portata di tutti, tuttavia non è semplice calcolare il tasso effettivo di rendimento che, una volta detratte le spese, può rivelarsi irrisorio.

CTZ, Certificati del Tesoro Zero Coupon

I CTZ hanno scadenze di 18 o 24 mesi e, come per i BOT, il loro utile deriva dalla differenza tra la cifra rimborsata a scadenza e il capitale versato. Anche in questo caso si devono detrarre le commissioni bancarie e l’imposta. Il tasso di rendimento è più alto dei BOT, ma presenta un rischio maggiore in quanto in un periodo di 18 mesi o due anni si potrebbe verificare l’incremento del costo del denaro o dell’inflazione in maniera considerevole tanto da rendere infruttifero l'investimento in rapporto alla capacità d'acquisto.

CCT, Certificati di Credito del Tesoro

I CCT hanno una scadenza settennale ed ogni sei mesi danno diritto al pagamento di una cedola posticipata, il cui tasso di interesse non è fisso, ma indicizzato (segue cioè l’andamento dei mercati).
Sia sul prezzo d’acquisto che sugli interessi corrisposti viene detratta l’aliquota fiscale.
Si tratta di un investimento moderatamente remunerativo in quanto in parte indicizzato, tuttavia, il medio/lungo termine può presentare dei rischi.

BTP, Buoni del Tesoro Poliennali

I BTP hanno scadenze a 3, 5, 10 e 30 anni e offrono una remunerazione semestrale sotto forma di cedola a tasso fisso. Questo tipo di investimento, pur sembrando remunerativo, presenta rischi piuttosto elevati per il lungo immobilizzo del denaro.