Monti con il grafico dello Spread
Oggi lo spread è il parametro di riferimento più importante per esaminare le condizioni di salute dell'Italia. La crescita dello spread è diventata inarrestabile a partire dal 1 luglio, da quando le agenzie di rating hanno messo sotto osservazione l’Italia, fino al 9 novembre 2011 quando ha toccato i 558 punti. Era la stessa sera in cui il presidente della repubblica Giorgio Napolitano chiamò Monti per conferirgli la nomina a primo ministro. Il rialzo dello spread è lo specchio della delusione dei mercati nei confronti dell'Italia e dell'Europa.
Eppure solo 6 anni fa, nel 2006 lo spread era ad un valore che oggi appare inconsueto: 24 punti. Alla fine del 2007, lo spred italiano era cresciuto, ma di poco: 28 punti. Alla fine del 2008 subentra la crisi con i primi crolli in borsa. L’indicatore è più che triplicato: 92 punti, con un rendimento dei titoli pari al 4,59 per cento. Gli interventi della Bce e i tagli dei tassi contengono la situazione, ma per poco. La bomba del debito scoppia però con la massimo potenza nel 2010. La crisi è globale, anche se in realtà in Germania i rendimenti dei Bund scendono, con grande beneficio delle casse pubbliche. In Italia, dove il governo Berlusconi è ormai nel pieno della sua attività, lo spread si aggira intorno a quota 160. Sicuramente meglio della Grecia, che con un record di 908 punti si colloca in zona default, così come l’Irlanda, sull’orlo del fallimento a quota 560, proprio come il nostro paese alcuni giorni fa. Il resto è storia recente, con lo spread italiano che abbatte via via quota 300, 400, 500.

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